Elle e la violazione del corpo secondo Paul Verhoeven

recensione di Gianni Vittorio


Dopo una lunga pausa di circa 10 anni torna dietro la cinepresa Paul Verhoeven, e lo fa con un thriller magistrale.
Figlia di un serial killer che è in prigione da anni, e che lei non vede da altrettanti, Michèle è diventata una donna ricca e di successo, gestisce una software house di videogiochi, e reagisce allo stupro che apre il film nella maniera più imprevedibile possibile: ignorandolo, andando avanti come niente fosse, ma al tempo stesso, con la duplicità e l'ambiguità che ammanta tutto il film, cercando di scoprire chi sia che ha violato il suo corpo.
Formidabile Isabelle Huppert con i suoi tic e la sua ambiguità di fondo, l'attrice francese riesce a ritagliarsi uno dei personaggi più complessi della sua carriera.
Dark, divertente, scomodo, ironico, appassionante e teso, Elle è il cinema di cui oggi abbiamo più bisogno. Libero, in maniera totale e totalizzante, di sovvertire i generi.
In una sola parola: anarchico





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